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CIRCLE TIME: QUANDO E' TEMPO DI PARLAR CHIARO...

13/3/2010

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Anche quest'anno, anche se un po' più raramente, il gruppo-classe si è riunito, disponendosi a cerchio, per guardarsi in faccia e per dirsi tutto ciò che non va, che si vorrebbe comunicare agli altri o che piacerebbe proporre loro. E' quello che viene chiamato, con un'espressione inglese, "circle time": un'occasione importante per fare il punto sulla situazione del gruppo e per migliorare il livello di socializzazione e di dialogo fra coloro che lo compongono.
Capita, infatti, anche agli stessi docenti, presi dal fatto di alternarsi nelle classi, incontrandosi di sfuggita nei corridoi o in sala professori, di non riuscire sempre a confrontarsi ed a scambiarsi impressioni ed osservazioni, non solo sui singoli alunni/e ma sull'insieme del gruppo e su quelle che si definiscono le sue "dinamiche" interne. 
Personalmente, io sono convinto che la base per un lavoro educativo serio ed efficace è proprio il miglioramento del clima di serenità e di confidenza che si riesce a realizzare nella classe e con la classe. Per questo vredo che sia necessario, ogni tanto, lasciare un po' da parte teoremi ed esercizi grammaticali, esercitazioni grafiche ed allenamenti sportivi, per fermarsi una mezz'ora almeno a guardarsi più da vicino ed a raccontarsi che cosa non va per il verso giusto e come si pensa di risolvere quel problema o quella esigenza.
Nell'ultimo "circle time" con i ragazzi/e della 2^ D, ad esempio, sono emerse alcune questioni relative alla necessità di rendere più uniformi i comportamenti di noi insegnanti, rispondendo alle richieste degli alunni/e allo stesso modo e, possibilmente, avendo sempre come riferimento le norme comuni della scuola, come il Regolamento disciplinare d'Istituto. Non sempre, però, con altrettanta franchezza emergono i problemi interni del gruppo-classe, a partire da alcuni comportamenti prepotenti e perfino violenti, che rischiano di avvelenare il rapporto fra compagni/e e creare disagio e disturno all'andamento regolare delle lezioni.
Approfitto, allora, di questo "blog" per ricordare a tutti voi, cari/e ragazzi/e, che nascondendo la polvere sotto il tappeto non si fa pulizia e che, evitando di affrontare certi argomenti, non si aiutano i professori a svolgere il loro difficile compito educativo, intervenendo come a loro spetta.
La scuola è un ambiente sociale fondamentale, dove - come ricordavo nello scorso articoletto -s'imparano i diritti e doveri ma, soprattutto, s'impara ad essere cittadini che sanno far rispettare i propri diritti e che sanno opporsi - in modo civile e senza violenza, ma con determinazione - a chi non sa, non può o non vuole rispettare gli altri.
Ecco perché faccio appello affinché ogni eventuale episodio di prepotenza o addirittura di aggressione non resti mai un fatto personale tra chi lo fa e chi lo riceve e, ancor più, non trasformi chi assiste in uno spettatore che non sa che cosa fare e preferisce "farsi i fatti suoi".
Tutto quello che succede in aula - sia le cose buone sia quelle cattive - ha effetti su ciascun elemento della classe e "infischiarsene" mi sembra solo un atto di vigliaccheria, che non aiuta certo a diventare buoni cittadini di questa difficile città dove ci tocca vivere.
Ci vuole confronto ed anche tanta pazienza, però non bisogna mai dimenticare che ognuno di voi ragazzi/e ha il diritto di vivere una giornata scolastica serena e produttiva, grazie al ruolo vigile degli insegnanti, ma anche alla solidarietà fraterna di tutti i compagni/e.
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    ERMETE FERRARO (Napoli 1952), laureato in Lettere e diplomato in Servizio Sociale, è docente ordinario di materie letterarie nella scuola media. E' anche attivista ecopacifista, operatore sociale ed operatore pastorale. Ha scritto alcuni libri e vari articoli. (Web: www.ermeteferraro.it - blog.: http://ermeteferraro.wordpress.com

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