Beh, questa è l’occasione per rimettere la geografia in primo piano, sotto i riflettori della nostra ricerca etimologica, scoprendone la fondamentale importanza. E, del resto, quale materia potrebbe essere più utile in una realtà che sembra aver perso la bussola e che ci chiede di migliorare di molto la nostra capacità di orientarci?
Quale insegnamento può tornarci più utile di quello che ci fa riscoprire le risorse della nostra madre terra (Gea), aiutandoci a capire quanto ci siamo allontanati dalle sue leggi e quanti guai stiamo tirandoci addosso con la nostra assurda pretesa di “dominarla” anziché di “custodirla”?
Voi ragazzi di oggi, cittadini fin dentro il midollo, state progressivamente perdendo ogni contatto sia con la terra con la minuscola (intesa in senso fisico, come terreno), sia con la Terra con la maiuscola (nel senso di Pianeta, di ambiente vitale della specie umana). Non è certo colpa vostra, ma è un fatto che tutto ciò che riguarda la “natura” è ormai diventato per molti di voi solo lo sfondo del desktop
della vostra esistenza, sul quale si sono sovrapposte fin troppe icone legate solo alla realtà urbana ed alla “civiltà”. C’è quella della casa sempre più tecnologica ed automatizzata, quella dei mezzi di trasporto sempre più veloci e avveniristici, quella del mondo scintillante dello shopping, oppure quelle del mondo del virtuale, si tratti della musica computerizzata e dei film in 3D o dei videogiochi e dei social network, che vi risucchiano in una dimensione senza tempo e senza spazio.
Non c’è quindi da meravigliarsi se molti ragazzi come voi – ma anche un sacco di adulti – sono affetti da quel problema che ho chiamato scherzosamente nel titolo “geodisgrafia”. La definirei come una specie di disturbo dell’apprendimento, che consiste nel perdere contatto con l’ambiente naturale al punto tale che le nozioni geografiche diventano sempre più teoriche, vaghe ed astratte, anche parliamo della realtà più fisica e concreta di qualunque altra.
Prendiamo la prima delle 5 parole dedicate proprio alla geografia (clic sul testo evidenziato per aprire la scheda). Come insegnante, quando parlo di “morfologia” del territorio italiano – o di qualsiasi altra parte della Terra - mi rendo conto che molti alunni/e imparano sì la differenza tra territorio pianeggiante, collinoso e montuoso, ma soltanto...a parole. Non ci sono video,fotografie o lavagne interattive che possano sostituire quello che si percepisce di persona, salendo a piedi su una collina o arrampicandoci lungo
ripidi e stretti sentieri su una vera montagna, dall’alto della quale la pianura diventa subito qualcosa di molto più evidente e significativo. Come si fa, poi, a spiegare il “regime” ed il corso di un fiume a chi non ne ha mai visto uno da vicino? Chi può illudersi di rendere con chiarezza – a parole o proiettandone le immagini – l’inquietante fascino di un cratere vulcanico o l’abbagliante senso di vuoto d’un deserto?
Sì, l’etimologia ci fa capire che studiare la “morfologia” di un territorio vuol dire spiegare con un discorso
(lògos) la sua forma (morphé) e le sue caratteristiche. Ma volete mettere quanto tutto ciò diventa
immediatamente più chiaro se nell’ambiente fisico ci muoviamo e viviamo davvero, invece di studiarlo sull’atlante o su ben illustrati manuali di geografia?
Il secondo termine da approfondire è “idrografia” , derivato dalla composizione della parola greca che indica l’acqua (hydor) col suffissoide “grafìa” (dal verbo greco “gràphein” = descrivere). Anche in questo caso si indica chiaramente che quella della carta geografica è solo una linea azzurra disegnata, più o meno lunga e tortuosa, che attraversa un’area verde (pianura), provenendo da una di colore marrone (monte) e poi giallo (collina). Sta di fatto che quel disegno non potrà mai rivelarci la bellezza e varietà d’un vero fiume, così come un bacino blu sulla cartina non potrà mai darci l’idea di che cos’è un vero lago, attraente ma anche un po’ misterioso.
Sempre di origine greca è anche l’etimologia del termine geografico “orogénesi”(composizione di “òros” = monte col suffissoide “gènesis” = origine, nascita). L’idea che anche le montagne sono nate non è proprio facile da spiegare. Eppure è proprio così e, nel corso di periodi di tempo che possiamo
solo immaginare, anche quei giganti rocciosi hanno avuto un’origine, un’evoluzione e perfino una decadenza, diventando sempre più bassi ed arrotondati, proprio come succede con l’invecchiamento a noi uomini e ad altri esponenti del mondo animale.
Chi, poi, non ha sentito parlare della “ecologìa” ? In effetti, se ne parla soprattutto da quando abbiamo perso il nostro rapporto con l’ambiente fisico e con leggi naturali. Ecco perché oggi ci sentiamo fare sempre più discorsi e prediche in nome dell’ecologia, che non avrebbero senso se non ci fossimo da tempo avviati lungo una pericolosa strada, caratterizzata dall’estraneità nei confronti di quella nostra “casa” comune (dal gr. “ôikos” = abitazione). Ecco, allora, che si rendono indispensabili i richiami degli “ecologisti”, che ci additano le allarmanti conseguenza dello sfruttamento dei terreni, delle acque e perfino del sottosuolo, accompagnate da un dissennato inquinamento delle nostre stesse fonti di vita (aria, suolo, acqua). Vivere di più immersi nella natura – piuttosto che rinchiusi nelle nostre tane di cemento ed asfalto – sarebbe comunque il modo migliore per riconciliarci con la natura e per sentircene
parte, non avversari.
L’ultima parola della nostra seconda scheda etimologica riguarda un aspetto della geografia che si definisce più“politico”, riguardando la vita delle persone che si associano nelle città (in greco: “pòlis”).
La “demografìa”,infatti, è la descrizione (ritorna il suffissoide “grafìa”) d’una popolazione (in greco: “démos”). Anche i popoli, come le montagne, hanno un’origine, uno sviluppo, una diffusione e, prima o poi, anche un declino. Che si tratti di calo “demo-grafico” (cioè della diminuzione del numero degli abitanti di una città), oppure d'una grave crisi del suo sistema “demo-cratico” (ossia della capacità del popolo di conservare nelle proprie mani il potere – v. il suff. greco: “-crazìa” – evitando ogni forma di dittatura), studiare la geografia ci aiuta molto a capire evoluzione ed involuzione d’una civiltà.
Ignorare le basi della geografia, al contrario, potrebbe contribuire a farci diventare ancor più sbandati e privi di riferimenti, in un mondo sempre più artificiale e disconnesso dalla realtà naturale.
Per evitare questo dobbiamo imparare ad orientarci e, soprattutto, ad orientare le nostre scelte di vita.
Perciò abbiamo bisogno di una vera “bussola” che, etimologicamente parlando, è solo una scatoletta di legno di bosso (dal lat.: “bùxus”), che contiene però una preziosa lancetta magnetica, grazie alla quale non dovremmo più sbagliare strada. O almeno si spera.