Leggendo il fantastico romanzo di Carroll, infatti, abbiamo fatto esperienza dell'incontro con l'assurdo, con la stravaganza e perfino con la follia. Il settimo capitolo - che ho tradotto in napoletano e vi proposto per una gustosa lettura - parla appunto del famoso "Tè dei pazzi". Tuti i personaggi che Alice incontra nel suo "meraviglioso" viaggio, del resto, sono più o meno matti, come del resto le ricorda in modo beffardo lo "Stregatto". Ognuno a suo modo e con le sue particolarità, ma tutti - dal Cappellaio alla Lepre Marzolina, dalla Regina di Cuori alla Duchessa - del tutto privi di quella prevedibilità e razionalità che vorremmo trovare negli altri.
Poi abbiamo letto, sfogliando l'antologia, il brano di Achille Campanile intitolato proprio "Pazzo" e lì ci siamo dovuti per forza fermare un po' a riflettere, andando oltre i giochi di parole e l'umorismo del "nonsenso". Insomma: chi sono i "pazzi" e, soprattutto, noi stessi siamo tanto sicuri di essere del tutto savi e privi di un qualche aspetto di follia? E poi: quali emozioni e reazioni ci provoca il concetto stesso di "pazzia"? Ne abbiamo parlato abbastanza a lungo, a partire da un "brainstorm" e cercando poi di riordinare le idee e di tracciare una mappa concettuale che ci chiarisse un po' le idee.
Beh, questo mi pare un altro spunto molto buono per fare della scuola non solo un momento d'istruzione e di educazione, ma un'occasione per riflettere e per guardarci intorno, scoprendo i problemi della società e cominciando a chiederci qual è il nostro ruolo dentro di essa. Vi pare poco...? Scrivetemi le vostre impressioni e fatemi sapere che cosa ne pensate. Un abbraccio dal vostro prof.